I motivi per cui un bimbo piange prima di entrare in terapia possono essere diversi, e vanno dalla terapia non adeguata (richieste troppo difficili, o troppo facili, o palesemente dolorose o fastidiose), fino al "momento no", che può anche capitare. Se il bimbo piange per un paio di sedute ma poi smette dopo un pò non mi preoccuperei più di tanto, perchè è una cosa che può capitare; non condivido in generale l'approccio "lo facciamo piangere finchè smette così si abitua" semplicemente perchè altrimenti il bambino può mantenere della terapia il ricordo di un posto in cui l'hanno semplicemente lasciato piangere per un'ora. il compito della terapista, in questo caso, credo sia trovare il modo per non farlo piangere con una modalità di interazione che lo interessi e lo stimoli. I tentativi potrebbero includere inizialmente la presenza della mamma (magari solo all'inizio della seduta per i primi 10 minuti), oppure no; l'importante è che il bimbo non passi un'ora a piangere (altrimenti, la seduta è comunque buttata!).
La scelta di accettare o meno la presenza del genitore nella stanza sta al terapista a seconda delle sue esigenze, ma spesso si tratta anche di esigenze interne alla struttura (ad esempio se si lavora in molti in una stanza sola, non si possono accettare tutti i genitori all'interno della stanza; oppure ci possono essere stati precedenti per cui si è resa necessaria questa regola). Personalmente, (ma io non lavoro in una struttura tipo ospedale o centro convenzionato) a meno che palesemente il genitore non sia un elemento distraente per il bambino o per me, accetto tranquillamente che la mamma stia nella stanza. I bambini grandi a volte preferiscono lavorare senza la mamma (così non si sentono "giudicati"), per quanto riguarda i piccolini, dipende un pò dal bimbo. Questa però è una mia scelta personale, e non dico che necessariamente sia la migliore.
Comunque, per un paio di sedute non mi preoccuperei: se questo pianto dovesse essere "la prassi" bisognerebbe andare a vedere qual'è il modo di porsi della terapista con il bimbo, cosa gli propone, e cercare di proporle delle soluzioni alternative.
nel frattempo, il mio consiglio è cercare di essere accomodante e fare in modo che il bimbo veda che LEI è felice quando lui entra in terapia, senza far passare, magari implicitamente, il messaggio della sua preoccupazione.
La scelta di accettare o meno la presenza del genitore nella stanza sta al terapista a seconda delle sue esigenze, ma spesso si tratta anche di esigenze interne alla struttura (ad esempio se si lavora in molti in una stanza sola, non si possono accettare tutti i genitori all'interno della stanza; oppure ci possono essere stati precedenti per cui si è resa necessaria questa regola). Personalmente, (ma io non lavoro in una struttura tipo ospedale o centro convenzionato) a meno che palesemente il genitore non sia un elemento distraente per il bambino o per me, accetto tranquillamente che la mamma stia nella stanza. I bambini grandi a volte preferiscono lavorare senza la mamma (così non si sentono "giudicati"), per quanto riguarda i piccolini, dipende un pò dal bimbo. Questa però è una mia scelta personale, e non dico che necessariamente sia la migliore.
Comunque, per un paio di sedute non mi preoccuperei: se questo pianto dovesse essere "la prassi" bisognerebbe andare a vedere qual'è il modo di porsi della terapista con il bimbo, cosa gli propone, e cercare di proporle delle soluzioni alternative.
nel frattempo, il mio consiglio è cercare di essere accomodante e fare in modo che il bimbo veda che LEI è felice quando lui entra in terapia, senza far passare, magari implicitamente, il messaggio della sua preoccupazione.
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