lunedì 26 ottobre 2009

la mamma chiede: guarda meno a destra, problemi di campo visivo o altro?

Ciao Fabiana,

Il mio bimbo si chiama Andrea, erano 2, Lorenzino ci ha lasciati a 6 mesi e mezzo. Sono nati a Milano alla 24settimana e ad Andrea gli è stata diagnosticata la leucomalacia pereventricolare cistica di grado moderato/grave.

Andrea oggi ha 21 mesi (18 corretti) e fa psicomotricità al Besta 3 volte la settimana.
Da Luglio ha imparato a stare seduto da solo, ha un buon controllo del capo (anche se tende a tenerlo ogni tanto inarcato all'indientro).
La parte più compromessa a livello motorio è quella destra (tendenzialmente fa tutto con la sinistra, anche se è in grado di usare anche la destra che però è più rigida ed estende meno), anche la gamba destra lo è.

Anche se ad oggi non gli sono stati trovati problemi di refrazione (miopia o strabismo) e sembra vederci, il suo sguardo quando guarda le persone è rivolto verso l'alto (attaccatura dei capelli), segue tutto (oggetti, persone) ma sicuramente il suo campo visivo a destra è più limitato. Cmq tra qualche giorno faremo una nuova visita oculistica ed i PEV.
Il motivo per cui ti scrivo è che non sono sicura che il programma di riabilitazione che segue sia quello di cui ha bisogno. Non riesco a vedere un percorso, ho l'impressione che i piccoli progressi che fa li farebbe comunque e che non ci sia un valore aggiunto.
Sono consapevole del fatto che non esiste un approccio universale nè tantomeno una riabilitazione miracolosa ma sono altretanto certa che potremmo fare di più e meglio.

Ho trovato interessante i concetti che stanno alla base dell'ETC e se possibile vorei far valutare Andrea da un terapista ETC e se ci sono le condizioni iniziare un percorso insieme.


Spero tanto che tu riesca ad aiutarmi.
Nel frattempo di ringrazio per il tuo tempo.

A presto

Ciao Francesca,
il comportamento visivo del tuo bimbo è tipico dell'essere "indietro": infatti il bambino molto piccolo (si parla dei primissimi mesi di vita) è attratto da alcune caratteristiche tipiche del target, ovvero il contrasto, il contorno, il movimento, la distanza ravvicinata, ecc. più avanti il bambino comprende che gli elementi mobili del volto (occhi e bocca) sono quelli che permettono lo scambio interattivo in quanto manifestano emozioni e significati e promuovono l'apprendimento attraverso il "gioco interattivo" tipico dello scambio madre-bambino.
Andrea con ogni probabilità, avendo problemi a quel livello, dovrebbe fare esercizi visivi con tavole bianco-nere rappresentanti volti umani con elementi mobili (bocca, cappello, occhi, ecc.); disegni bianco-neri che si dividono a metà e si riuniscono per favorire l'alternanza dello sguardo, e via dicendo. il problema non è tanto il suo "campo visivo", quanto il fatto che lo spazio di destra non è considerato: si tratta quindi di un problema percettivo e attentivo.
Per quanto riguarda i PEV, il loro valore può essere solo relativo (ovvero: lo faccio oggi e risulta tot, lo faccio tra un anno ed è migliorato/peggiorato). E' infatti assai probabile che, in assenza di lesioni dell'area visiva primaria (lobo occipitale) e dell'occhio, così come del nervo e chiasma ottico (come credo che sia) i PEV risultino perfetti. ho visto con i miei occhi (anche se non è il caso del suo bimbo, ma è per farle capire) molti bambini con PEV perfetti e praticamente ciechi: in sostanza il problema è che le informazioni visive non vengono analizzate, costruire, elaborate, e quindi è come se non venissero viste. Ho visto anche un bambino con PEV nulli che però seguiva il papà che si spostava nella stanza. in ogni caso il risultato non cambia comunque la tipologia di problema che il bambino ha (che a mio parere è tutt'altro che solo visivo): gli esercizi però potrebbero cambiarlo e di molto.
La mancata attenzione verso destra si verifica infatti sia per lo spazio personale (arto superiore ed inferiore destro) che extrapersonale (quindi visivamente "guarda meno"): gli esercizi dovrebbero essere volti alla consapevolezza del suo corpo, con particolare ma non esclusiva attenzione alla parte destra (guardare la mano che tocca, voltarsi verso l'oggetto messo accanto alla mano o piede destro, ecc.) e con riferimento agli stimoli tattili. le modalità specifiche non posso dirgliele senza vedere il bimbo, ma sicuramente si può fare molto, considerata anche l'età. In assenza di un trattamento adeguato sicuramente il bambino migliorerà in parte (è quello che lei definisce "assenza di valore aggiunto", e che è costituito dal recupero spontaneo) ma si organizzerà intorno alla patologia, e dunque il miglioramento sarà scarso sul piano quantitativo e qualitativo. per il percorso è vero che non esiste il miracolo, ma un percorso sensato con obiettivi chiari e modalità specifiche, quello sì.
provi a chiamarmi e vediamo cosa si può fare per aiutare il suo bimbo.

dal gruppo Facebook la mamma chiede: la disprassia verbale si "risolverà"?

CIAO FABIANA VOLEVO UNA INFORMAZIONE: MA UN BAMBINO CON DISPRASSIA VERBALE AVRA PER TUTTA LA VITA PROBLEMI OPPURE TUTTO AVRA' UNA FINE?

intanto chiariamo un pò la definizione: "disprassia verbale" (così come disprassia oculare, o disprassia orale, ecc.) è un tentativo di inquadrare la disprassia in una serie di "etichette", però non ci dice molto sulle difficoltà del bambino. in generale, i bambini disprassici hanno una serie di problemi e difficoltà (diverse per ciascun bambino in termini qualitativi), tra cui difficoltà visuo spaziali, problemi nella frammentazione occhi-capo, nella comprensione delle relazioni temporali e spaziali tra i diversi segmenti corporei, difficoltà nella comprensione degli elementi spaziali e deittici del linguaggio, problemi specifici di memoria, eccetera. Senza entrare nello specifico del tuo bimbo, perchè di lui non mi hai detto nulla (e sarebbe comunque difficile dire qualcosa di specifico senza vederlo), provo a darti qualche indicazione.
da "grandi", ed in assenza di trattamento adeguato, molti problemi più che risolversi tendono a strutturarsi, ma alcune difficoltà possono essere non tanto colmate quanto "aggirate": i bambini comunque crescono, e qualche strategia (magari anche non prettamente corretta) la trovano anche autonomamente. Sicuramente, in assenza di trattamento adeguato alcune lacune permarranno e si tratterà di quei bambini motoriamente un pò goffi, con difficoltà di apprendimento, di memoria, di attenzione, di capacità di risolvere problemi, di linguaggio, ecc. A volte (ma questo non sempre, bisogna dirlo) questi problemi non inficiano comunque la qualità di vita di una persona: tieni conto che l'inventore dell'IKEA è un dislessico con problemi di memoria, e per ricordare le cose utilizza tonnellate di post-it. in molti casi però, essendo questi bimbi consapevoli delle loro difficoltà, si possono venire a creare dei disagi generalizzati, quindi il mio consiglio è valutare se il trattamento che sta facendo è adeguato (se vuoi qualche contatto, telefonami che provo a dartelo).

Con un trattamento adeguato infatti la maggior parte di questi problemi (a volte tutti, se il trattamento è molto buono sin dall'inizio) si possono risolvere, ma gli esercizi devono essere assolutamente specifici per le sue difficoltà. In sunto: si risolverà? Sicuramente migliorerà, ma se sarà in grado di risolvere i suoi problemi o per lo meno di trovare delle strategie alternative, questo dipende in gran parte (se non del tutto) dal tipo di trattamento che fa.

la mamma chiede: mi dicono che deve gattonare per forza, ma già cammina. che devo fare?

Buongiorno
mio figlio Piero ha 18 mesi. Quando ne aveva 4 la pediatria l'ha mandato a un consulto npi per "atteggiamento viziato del capo verso destra". La Neuropsichiatra ha riscontrato un ipertono e un lieve ritardo motorio. Abbiamo iniziato la fisioterapia e abbiamo fatto una visita genetica (da cui non è emerso niente) e una risonanza magnetica (da cui è emersa una leucomalacia periventricolare, che la neuropsichiatra stessa ha definito "strana" non avendo avuto Piero alcuna sofferenza perinatale). In ogni caso mio figlio ha "conquistato" tutte le tappe di sviluppo motorio in ritardo rispetto alla media (controllo del capo a quasi 6 mesi, seduto da solo a 8). La fisioterapista che lo segue (un'ora ogni 15 gg) tramite Asl, in accordo con la neuropsichiatra sostiene che non devo lasciare che mio figlio stia in piedi e cammini (eppure lo fa volentieri e cammina solo con l'aiuto di un mio dito) perchè non si muove autonomamente a terra. Cioè: "deve" trovare il modo di spostarsi a terra (gattonando o in altro modo) prima di passare alla stazione eretta, se no (parole della npi) "non camminerà mai bene e rischiamo di rovinare lo sviluppo delle ginocchia".
Io quotidianamente provo a stimolarlo a spostarsi a terra, mettendogli i giochi lontani, ma Piero, dopo due o tre volte che tentando di gattonare non riesce a reggersi con le braccia e cade "faccia a terra", si stufa e non ci prova più.
Lei cosa mi consiglia?
Grazie, Rossella

Cara Rossella,
non ho capito bene quale sia la diagnosi del suo bimbo (tetraparesi o diparesi? anche se visto il coinvolgimento iniziale del capo mi verrebbe da pensare ad una tetraparesi molto sfumata, a giudicare dalla descrizione), comunque questo non cambia il mio pensiero: IL GATTONAMENTO NON E' PREREQUISITO DEL CAMMINO IN NESSUN CASO. non è vero che se non gattona non camminerà mai bene, anzi, nel caso di PCI di solito è l'esatto contrario. ne ho parlato anche qui, comunque mi ripeto perchè non è mai abbastanza: il gattonamento prolungato (e nei casi di PCI di solito questo si protrae per anni) rovina le ginocchia e le anche, facilitando le retrazioni. per di più, poichè l'apprendimento avviene per interazione, e non per ripetizione di movimenti all'infinito, la posizione quadrupedica non aiuta neanche in questo, anzi, forza gli arti superiori ad essere utilizzati come supporto dello spostamento e non, come dovrebbe essere, per raggiungere gli oggetti ed essere utilizzati nella manipolazione. Io ho in trattamento addirittura un bambino che cammina e corre, eppure l'approccio utilizzato in precedenza lo costringeva a strisciare. questo non ha veramente nessun senso: le tappe che il bambino deve acquisire sono il controllo del capo, la posizione seduta long sitting, la posizione seduta sul panchetto, la stazione eretta, il cammino. E BASTA. le altre (striscio, gattono) sono varianti che i bambini sani possono inserire (ma molto spesso non lo fanno neanche) come strumenti per fare altro, ma assolutamente non costituiscono tappe obbligate, anzi costituiscono, in questi bambini, comportamenti che tendono a strutturarsi e a divenire statici e poco variabili.
quindi il mio consiglio è questo: NON forzare il gattonamento, anzi, a parer mio sarebbe da scoraggiare (tra l'altro, lasceresti faccia a terra un bambino sano per farlo gattonare a forza? e perchè lui invece dovrebbe starci?). per quanto riguarda la stazione eretta, se si tratta di una tetraparesi o diparesi, è da valutare se sia già il momento, perchè potrebbe essere un pò presto. con ogni probabilità, visto che già si sposta, camminerà comunque, ma sarebbe da vedere come il bambino si sposta ed eventualmente lavorare in posizione seduta ancora per un pò per fare in modo che il cammino sia qualitativo. questo però ovviamente te lo potrei dire con certezza solo vedendo il bambino.

la terapista occupazionale chiede: che ne pensi della musicoterapia?

Ciao,

ti mando l'e-mail perchè non vorrei disturbarti al telefono in momenti non opportuni.

ho letto su internet di un progetto di formazione "l'arte e la musica come approccio educativo nell'autismop: percorso integrato con l'educazione comportamentale"
e volevo avere il tuo parere su questa cosa. il progetto assicura l'inserimento in alcune scuole al termine del corso teorico.

A me affascina la musicoterapia e l'ho sempre vista come una chiave di accesso nel mondo dell'anziano in particolare. Ma non riesco a capire se questa è una "fregatura", e se mi potrà essere davvero utile per la mia formazione.

La mia qualifica è di Terapista Occupazionale e ho lavorato per tre mesi in una rsa dove ho riscontrato con piacere che l'ascolto della musica migliorava l'umore dei pazienti e le loro attività.

Non so inoltre se questo corso mi potrà essere utile per l'approccio con vari pazienti e non solo con bimbi autistici.

Tu cosa mi consigli?? può essere una buona opportunità per ampliare le mia conoscenze??

Grazie per il tempo che mi hai dedicato e per il tempo che mi dedicherai.

Agnese

Cara Agnese, 
io ho sempre cantato e continuo a farlo, ho sempre avuto amici musicisti, e la musica è sempre stata una delle mie più grandi passioni, quindi se mi chiedi quanto sia utile la musica ti rispondo: moltissimo! In alcuni casi può essere anche la chiave d'accesso a mondi sconosciuti, ad emotività diverse e in apparenza impenetrabili, come può essere  il caso dell'autismo.  in altri casi (ed è maggiormente vero nel caso dell'anziano) migliora la qualità di vita e di relazione. posso consigliarti questo link, se vuoi contattare qualcuno che operi con la musica "terapeutica", che tra l'altro è anche papà di una bella bimba disabile.
certo è che (e torniamo all'autismo) la musica non "guarisce", ma a mio parere può rappresentare un buon approccio iniziale all'interno di un percorso che però abbia degli obiettivi ben chiari. L'errore di fondo infatti è credere che il bambino abbia semplicemente "bisogno di esprimersi" e quindi riporre nella musica speranze di "guarigione". in realtà la musica deve  (o meglio sarebbe dire "può") rappresentare un mezzo utilizzato dal terapista per entrare in relazione con il bambino, per canalizzare la sua attenzione sull'interazione e poter proseguire poi (o anche parallelamente, ma a quel punto bisogna chiarire che la "terapia" del bambino, la sua riabilitazione deve essere costituita da altro) con esercizi strutturati per le specifiche difficoltà. Diverso è sicuramente il caso dell'anziano, dove gli obiettivi sono altri, e dove la musica, così come per altre attività, può costituire un miglioramento della qualità di vita in termini anche di prevenzione dei disturbi tipici (sindrome da allettamento, depressione, o anche ipertensione, ecc.). la musica è meravigliosa, cara Agnese, ma la "riabilitazione" è un'altra cosa: l'importante, per un terapista, è capire come e quando utilizzare gli strumenti che ha, più che seguire pedissequamente una "linea". Certo è che la teoria di base deve essere univoca (altrimenti ci stiamo "arrangiando", e non stiamo facendo scienza), ma nel percorso, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati (attenzione: devono essere ben chiari) a seconda della situazione, possiamo creare strumenti che ci possano essere utili. Attenzione ovviamente a far diventare tutto "terapia", purchè ci sia un terapista accanto: la riabilitazione è qualcosa di molto specifico, gli strumenti correlati sperò possono essere altri. altrimenti, dove sarebbe la bellezza e la creatività del nostro lavoro?

sabato 17 ottobre 2009

l'insegnante chiede: una bimba con tetraparesi spastica può imparare a scrivere?

salve sono una insegnante curricolare con in classe una bambina affetta da tetraparesi.
la piccola è inserita in 1° elementare, riesce ad esprimersi anche se con molta difficoltà, non deambula (è in carrozzina), ma sa impugnare una mataita (con 4 dita) e ad eseguire movimenti più o meno controllati e per nulla armonici.
mi chiedevo se fosse possibile riuscire a farla scrivere in stampato maiuscolo (consapevole delle enormi difficoltà) e se c'è, a tal proposito, una metodologia da seguire o se può indirizzarmi a qualcuno che è riuscito in ciò.
lascio il mio indirizzo mail per una sua eventuale risposta, che spero di cuore mi arrivi presto. la ringrazio cordiali saluti

La scrittura non emerge semplicemente come capacità di muovere correttamente la mano o di impugnare la penna. La scrittura è una capacità veramente molto, molto complessa. Sicuramente sono necessari: coordinazione oculomanuale, capacità di inseguimento visivo e di analisi visiva sequenziale, visuolocalizzazione, memoria visiva, coordinazione tra i movimenti oculari e quelli del capo, capacità anche parziale di controllo della reattività allo stiramento e dell'abnorme irradiazione, e via dicendo. In generale ci sono bambini con tetraparesi che imparano a scrivere (generalmente sono bambini non molto gravi, questo c'è da dirlo, e la bimba di cui mi scrive non sembra rientrare in questa "fascia", almeno dalle poche cose che mi dice).
Io ho visto scrivere in CORSIVO, e anche con una buona grafia una bambina di otto anni con una grave tetraparesi spastico-distonica, ma era trattata praticamente dalla nascita con ETC da una terapista di Pisa che reputo veramente una tra le migliori (se non forse la migliore), oltre che una persona umanamente eccezionale ed eticamente ineccepibile. io non credo nelle "tecniche", perchè sono uguali per tutti mentre i "nostri" bambini sono tutti diversi: se la difficoltà è "soltanto" nell'impugnatura (ma mi viene veramente molto difficile crederlo) si possono provare degli impugnafacile (li trovi un pò ovunque nei siti che vendono articoli per la didattica o per la logopedia). Tuttavia io credo che dipenda molto da che tipo di trattamento fa la bambina sul piano riabilitativo: certo è che se fa "ginnastica", che le aumenta il tono, oppure una delle metodiche tipo Doman o Fay, dove il movimento non è assolutamente messo sotto controllo... ho i miei dubbi che riesca a mettere in pratica delle esperienze che in altri ambiti (più prettamente riabilitativi) non le vengono proposte, anzi. Quello che andrebbe valutato sarebbe se la bambina fa o meno esercizi sui prerequisiti della scrittura (compresi quelli più specificatamente cognitivi -se volessimo fare un distinguo, anche se motorio e cognitivo sono la stessa cosa, perchè il movimento E' un processo cognitivo): in tal caso potrebbe essere possibile, ma sicuramente è comunque necessaria una valutazione attenta di quale sia il problema primo su cui lavorare (certo è che se non riesce ad inseguire visivamente un target, o se la coordinazione occhio-mano è lacunosa, è decisamente improbabile, se non impossibile, che riesca a seguire il segno scritto fatto dalla sua mano).

venerdì 16 ottobre 2009

la mamma chiede: tutori e statica in malattia mitocondriale. piange e vomita, ma mi dicono di continuare, è giusto?

Mio figlio 5 anni e mezzo affetto da una patologia mitocondriale non parla non regge il capo, non deglutisce, da circa un anno abbiamo cambiato tipo di riabilitazione, prima statica, tutori e mobilizzazione quotidiana, ora seguiamo un programma di esercizi tipo Doman ha iniziato a muoversi riesce a strisciare su un piano inclinato riesce a sollevare il capo quando è prono e qualche volta rotola su un fianco, è tanto felice e lui si impegna molto quando riesce a fare qualcosa in modo attivo.
Di recente addiamo fatto delle radiografie e ad una sospetta lussazione dell'anca, dico sospetta perchè il medico nel referto non l'ha scritto, l'ortopedico l'ha ipotizzato a voce e non ha scritto niente, ma in compenso sono stata rimproverata perchè non l'ho messo più in statica e non gli ho rifatto i tutori, ho spiegato che il bambino non li sopportava e aveva tanto fastidio che sudava e mi vomitava di continuo.
Be mi hanno risposto di insistere ... non credo che lo farò.
Il centro che mi segue con gli esercizi che stiamo facendo ultimamente, non vuole che F. porti i tutori e lo si metta in piedi, lui dovrebbe stare il più possibile prono.
Non so più a chi credere... so per certo che nell'ultimo anno c'è stato il miglioramento evidente riesce a muoversi prima era più immobile e più rigido, adesso l'ipertono è quasi scomparso tanto che se sostenuto sotto le ascelle non riesce più ad stare in piedi come faceva prima, naturalmente ci riusciva sfruttando l'ipertono.
Le volevo chiedere se nelle mie parti io sono della provincia di AP c' è una terapista che mi possa consigliare quello che è meglio per mio figlio  e su quale strada proseguire
grazie 


Cara Luigina,
come immaginerai l'approccio tipo Doman (o anche Delacato, o Fay, o Dotso -mi pare si scriva così- che sono tutti, seppur apparentemente diversi, tutti uguali nella sostanza) non mi trova d'accordo nella maniera più assoluta, ma al di là di questo (visto che si tratta di scelte personali), provo a darle il mio punto di vista sulle questioni che mi ha posto.
per quanto riguarda la statica, è sempre la solita storia: viene detto che serve per non far lussare le anche. Nella realtà è l'esatto contrario, e le spiego perchè.
La testa del femore è, detto proprio brutalmente, una semisfera inserita all'interno di una concavità chiamata acetabolo. La centratura della testa femorale viene costruita nelle diverse fasi di sviluppo coerentemente con la costruzione attiva di informazioni cinestesiche, (di movimento) e non per carico. Infatti a) non tutti i bambini che non stanno in piedi hanno le anche lussate; b) c'è una percentuale altissima di bambini con le anche lussate o operati di lussazione delle anche che hanno fatto uso della statica.
Nei bambini con tetraparesi  (ed il suo, nonostante  non sia una PCI, è clinicamente definibile così), la carenza delle informazioni cinestesiche fa in modo che vengano organizzati schemi di movimento elementari, abnorme irradiazione e RAAS a livello di alcuni distretti muscolari (praticamente sempre gli stessi); tra questi c'è il distretto degli adduttori (muscoli che chiudono gli arti inferiori) e gli intrarotatori (muscoli che ruotano all'interno gli arti inferiori). Questo stato di tensione "tira" il femore, che come una leva, tirato verso l'interno alla base, va verso l'esterno all'altro capo (spero che sia chiaro), uscendo dall'acetabolo. Ora, se noi aumentiamo a dismisura il tono di quel distretto muscolare, la testa del femore probabilmente uscirà dalla sua sede naturale.
Il bambino che ha difficoltà a mantenere la posizione seduta, o a volte anche il capo, messo su una statica tenderà ad irradiare perchè la posizione eretta è troppo complessa per lui. Infatti palesemente si vede il bambino che "sta più dritto", di un "dritto" però esageratamente rigido: significa che sfrutta l'ipertono. per i tutori è lo stesso discorso: non prevengono assolutamente le retrazioni, anzi: nelle problematiche di ipertono  Tra l'altro, molto spesso (come accade per suo figlio), è il bambino stesso che ci sta dicendo "questo non va bene per me": suo figlio vomita, suda e sta male, e lei (giustamente) lo ha ascoltato. Lei ha fatto una scelta sensata, in questo senso. Quindi sono d'accordo con i vostri terapisti sul non stare in piedi: attenzione però. nella metodica che state adottando, al bambino viene richiesto di andare per "tappe". Dopo lo striscio ci sarà il gattonamento: premesso che il gattonamento NON è ASSOLUTAMENTE, IN NESSUN CASO un prerequisito del cammino (non sono d'accordo col modello teorico di Doman, di Delacato, di Fay e quant'altri: sono modelli vecchi, smentiti da decenni dagli studi di neuroimaging e di conseguenza gli esercizi sono sul piano concettuale e fattivo scorretti), questi bambini vengono fatti gattonare per ANNI. un bambino sano, ammesso che  gattoni (visto che circa l'80% di TUTTI i bambini non sperimentano mai il gattonamento, e non l'80% dei bambini patologici, ma tutti), lo fa per un tempo limitatissimo: giorni, qualche settimana al massimo, prima di mettersi in piedi. il gattonamento protratto diventa l'unico modo per spostarsi, e SFASCIA letteralmente le ginocchia e le anche; inoltre facilita le retrazioni (frequentissime nei bambini con ipertono "gattonatori") a causa della posizione "raccolta", quindi assolutamente attenzione.
Per la posizione prona, non sono d'accordo perchè non è una posizione che permette, ad un bambino con così tante difficoltà, l'interazione con l'adulto e l'utilizzo degli arti superiori per finalità che non siano strisciare (per cui comunque vale lo stesso discorso del gattonamento): gli arti superiori servono per raggiungere gli oggetti, non per arrancare a mò di percorso di sopravvivenza militare, ma questo è quello che propongo personalmente , nel caso del Doman il modello teorico è diverso.
Questi bambini, se sappiamo osservarli, ci sanno raccontare esattamente quello che va bene o non va bene per loro (anche senza arrivare a casi limite come il suo bimbo, che addirittura vomita): se un'attività è realmente terapeutica, non si vede dal fatto che "si divertono" (altrimenti anche il parco sarebbe una terapia!), nè dal fatto che "si muovono". il bambino è attento al suo corpo in maniera specifica, controlla almeno parzialmente l'ipertono, guarda, condivide l'esperienza con l'adulto, commenta (con vocalizzi o parole adeguati al contesto) l'esperienza.
 

sabato 10 ottobre 2009

la mamma chiede: ha un'emiparesi sinistra, è vero che a 15 anni non si può più fare niente per il suo cammino?

Salve sono la mamma di una ragazza di 15 anni affetta da emiparesi sn dalla nascita. Mia figlia ha svolto dei cicli di fisioterapia fino all’età di tre anni, ha usato tutori, gessi a seguito di tossina botulinica ed ha subito l’intervento di allungamento del tendine a sei anni. Mia figlia attualmente l’unica attività che pratica è l’equitazione (ha iniziato la ippoterapia e poi ha proseguito con i corsi di equitazione). Dopo varie visite fisiatriche (ultima con XXXXXXX l’anno scorso) la conclusione è che non c’è assolutamente niente da fare per migliorare il suo cammino. La sua paresi è lieve infatti mano e braccio li muove talmente bene che non te ne accorgi mentre purtroppo si vede molto mentre cammina. Inoltre d’estate peggiora e le fa molto male l’anca, poi a settembre riprende tutto come prima. Secondo il suo parere è giusto che lei non faccia niente per migliorare il suo atteggiamento? Mi hanno detto che la fisioterapia non serve più, è vero? Io l’ho portata anche dal chiropratico ma non riesco a capire se effettivamente sono soldi ben spesi o buttati. Gli amici mi rimproverano che io non faccio niente, in realtà i fisiatri mi hanno detto che la sua ginnastica è camminare e basta. Lei cosa ne pensa? Cosa ne pensa dell’osteopatia? A Torino mi può consigliare dove portarla? Io sarei disposta a portarla anche in capo al mondo. Il suo è un problema lieve, ed è per questo che i medici le dicono che va bene così. In realtà lei è arrabbiata con il mondo perché è una bella ragazza di 1 metro e 75 (è veramente molto bella) che zoppica e che tutti la guardano. Cosa posso fare? Un consiglio, la vorrei vedere felice e vorrei che non peggiorasse con il tempo.

P.S. Il dott. XXXXXXX mi ha detto che è una lassa. Secondo lui è positivo secondo me a livello estetico si vede di più il suo atteggiamento dinoccolato.

Grazie per aver dedicato questo tempo al mio problema.

Milena

Cara Milena,

la sua è una di quelle storie che più mi fanno imbestialire, e mi riferisco ovviamente all'atteggiamento dei medici verso problemi di questo tipo. "E' troppo lieve" ha lo stesso significato di "è troppo grave": cioè nessuno. Tuttavia, se prima sentivo solo il è troppo grave e quindi non si può fare niente, ora di storie come la sua ne sento sempre di più: è troppo lieve e quindi possiamo non trattarla, è troppo lieve e quindi è meglio se non la trattiamo, è troppo lieve e quindi se la trattiamo rischia i problemi psicologici.... In sostanza siamo sempre lì: troppo grave, troppo lieve, troppo "cognitivo", troppo sano, troppo poco sano, basta trovare una scusa per giustificare il fatto che con questi pazienti non si sa cosa farci.
Tre anni, per altro, mi sembra un limite scandaloso per terminare la terapia: significa che proprio queste persone non sapevano cosa proporre alla sua bimba (ormai ragazza) e l'hanno lasciata organizzarsi da sola (che non è necessariamente stato un male, visto che una cattiva riabilitazione è molto, molto peggio di nessuna riabilitazione), anche se è dovuta andare incontro ad intervento chirurgico e botox (ma non è assolutamente detto che non sarebbe stato così, con una riabilitazione di tipo "tradizionale" anche intensiva, anzi).
Da quello che ho capito si tratta funzionalmente di una monoparesi all'arto inferiore sinistro. Il giudizio "non c'è niente da fare" è stato dato da una serie di fattori (tutti di tipo medico, e non riabilitativo): è grande, è stato provato il botox e non ha funzionato, è stato provato l'intervento e "zoppica" ancora. In realtà andrebbero valutate le possibilità per la ragazza di modificarsi a seguito di richieste di tipo conoscitivo (tattile, cinestesico, somestesico, di trasformazioni da una modalità informativa all'altra, ecc.): questa sarebbe una valutazione adeguata per capire se effettivamente è possibile fare qualcosa. a mio parere, a naso, le direi di sì, visto che la ragazza non ha mai provato questo tipo di esperienza e con ogni probabilità ha deficit percettivi a qualche livello. Il problema è trovare qualcuno che faccia questo tipo di approccio... visto che la ragazza è adulta, potrei provare a cercarle qualcuno, provi a farmi un colpo di telefono.
Ps. il suo è tutto tranne un "problema estetico": si tratta di un problema percettivo che causa un danno funzionale che sul piano psicologico e relazionale ha delle ricadute. "lassa" non significa molto, è solo una parola e non dice nulla su sua figlia nè sui suoi problemi: si può essere "lassi" per tanti motivi, ed è quelli che bisogna capire per poterla aiutare.


Laura chiede: dopo due anni e mezzo da un intervento vertebrale, è normale che non abbia ancora recuperato?

ciao, sono laura..ho trovato il tuo blog per cas girovagando su internet..non so se è il tuo caso..ma comunque sia tento..ti spiego..io due anni e mezzo fa ho avuto una frattuta della vertebra L1. sono stata ricoverata in un centro di riabilitazione per 5 mesi ( in cui sono tuttora seguita per le visite) e poi ora la sto ancora continuando. mi sono rimasti deboli i muscoli peronei del sinistro, gli estensori delle dita del sinistro e i polpacci. ho fatto elettromiografie e analisi del cammino e il neurologo mi ha detto che tutti i muscoli rispondono e che lavorano. il chirurgo che mi ha operata mi ha detto che il midollo era assolutamente intatto e che si era solamente gonfiato, e sia lui che i medici del centro in cui facevo riabilitazione mi hanno detto che secondo loro avrò un recupero del 98 % e molto probabilmente anche totale..e che ci vorrà ancora molta riabilitazione perchè sono cose lunghe. quello che voglio chiederti è se tu mi sai consigliare qualche altro tipo di trattamento da fare per quei muscoli che ho ancora molto deboli. e se secondo te è normale metterci ancora così tanto tempo.
ti ringrazio fin da ora
un saluto, laura


Cara Laura,
credo che a livello di recupero spontaneo, ormai ci siamo: dopo due anni e mezzo è improbabile che ci possa essere un ulteriore recupero spontaneo da una lesione midollare. E' probabile che vi sia stato un piccolo danno radicolare (nervi lesionati DOPO l'uscita dal canale vertebrale) a causa della frattura, oppure un danno midollare, può darsi (anche se non è detto) anche a causa dell'intervento (il sistema nervoso è molto delicato e complesso: il chirurgo fa quello che può, ma non è sempre così semplice e comunque a volte non vi sono alternative), o tutti e due. da quello che mi dici tuttavia sembrerebbe (ma non è che voglio fare una diagnosi, faccio solo supposizioni) un danno mieloradicolare, perchè parli di "muscoli rimasti deboli", ma i muscoli interessati sono quelli innervati da radici più basse (L5-S1 per i peronieri e l'estensore). Dovresti forse fare una risonanza e dei potenziali evocati per valutare effettivamente le alterazioni: mi sembra improbabile che con l'anamnesi e la sintomatologia che hai dopo un tempo così lungo sia "tutto a posto", un'alterazione di un qualche tipo ci deve essere.
sai, "recupero del 98%" di per sé non significa molto... per un medico, se cammini, ti alzi, ti vesti, sei autonomo, in fondo "hai recuperato". nella realtà è poi la qualità di questo recupero che incide sulla qualità di vita.
Se però è improbabile un recupero spontaneo autonomo, io cercherei qualcuno che faccia una buona, anzi ottima riabilitazione, perchè è possibile ottenere risultati insperati sul piano dell'organizzazione dei movimenti, attraverso una riabilitazione FATTA BENE. fammi un colpo di telefono (per favore, non farmi fare un giro di 10 e-mail) per dirmi dove sei, se posso, vedo di trovare qualcuno bravo dalle tue parti (trovare chi tratti con l'ETC un adulto è decisamente molto più semplice che trovare un terapista ETC per bambini). Io un tentativo lo farei, una mia collega trattò un ragazzo con diagnosi di paraplegia da lesione midollare completa (che evidentemente poi completa non era, altrimenti non sarebbe stato possibile) che imparò a percepire il bacino e rendersi conto se era seduto bene o male in carrozzina, e correggersi, e questo a distanza di un paio d'anni dalla lesione dopo che aveva fatto riabilitazione di ogni tipo, quindi... sì, tutto è possibile. A presto.

venerdì 2 ottobre 2009

la mamma chiede: tetraparesi maggiore a destra, manca la coordinazione occhio mano ed è diventato violento, perchè?

Gentile dott.ssa mio figlio ha 4 anni e da circa un anno é affetto da tetraparesi spastica. Noi viviamo a Palermo e non avendo concluso niente nella nostra città siamo venuti a Roma , lì siamo stati in cura circa 5 mesi , poi loro stessi ci hanno organizzato un ricovero a Milano dove siamo attualmente in cura. A Milano hanno ipotizzato che mio figlio (francesco) abbia avuto un'encefalite, mai diagnosticata ,e che questi disturbi motori siano i postumi di quest'encefalite. I medici hanno suggerito di far portare a Francesco i tutori in entrambi gli arti inferiori, ma la nostra terapista é contraria perchè sostiene che così non si fa altro che bloccare i muscoli. Io sono molto perplessa non so cosa fare. Francesco con la fisioterapia ha riacquistato quasi del tutto la funzionalità del braccio destro che era compromessa, ma la sua deambulazione continua a non subire miglioramenti sebbene in presenza della fisioterapista cammini decisamente meglio. Inoltre è sempre più irritabile con scatti di violenza soprattutto nei confronti della sorella più grande e non riesce mai a star fermo (cosa da attribuire alla sua ospedalizzazione? o alla patologia?).Un prof. in neuropsichiatria che lo ha visitato recentemente, mi ha detto che gli manca la coordinazione occhio -mano, come posso fare per aiutarlo? lei conosce degli esercizi di scrittura che posso fare a casa insieme con lui?
La prego di cotattarmi al più presto.
Grazie per la sua attenzione.
Mamma Disperata.

Gentile signora, la rimando per alcuni aspetti alla risposta che ho dato ultimamente ad un'altra mamma per quanto riguarda il problema della coordinazione occhio mano (tanto più che anche il suo bimbo ha una compromissione maggiore a destra, seppur si tratti di una tetraparesi il principio è lo stesso). Di buono, anzi ottimo, c'è che il bambino ha avuto in passato un'esperienza di NON ALTERAZIONE, quindi con una BUONA, OTTIMA riabilitazione le possibilità che possa migliorare sono molte. Quindi, come fare per aiutarlo (senza entrare negli esercizi o nelle modalità specifiche perchè su quello non posso aiutarla senza vedere il bimbo): poichè il problema del bambino è che ha difficoltà a sentire il braccio, è importante canalizzare l'attenzione sull'arto superiore, ad esempio invece di dire "prendi, muovi, vai, ecc." e altri verbi che richiamano movimento, chiedere "cosa stai toccando con la tua mano?" oppure "è una cosa ruvida o morbida, liscia o pelosa? gratta o è bella?" ed eventualmente fargliela sentire aiutandolo nel movimento, se autonomamente non ce la fa. per quanto riguarda la scrittura (non so quale sia il livello del bambino, quindi faccio solo supposizioni), dovrebbe probabilmente fare esercizi per la visuolocalizzazione. Inoltre con ogni probabilità non riesce a capire le relazioni tra le parti (esattamente come nel corpo), quindi diventa difficoltoso per lui mettere in relazione i diversi segmenti che compongono parole e disegni. mentre disegna si può chiedere ad esempio una cosa del genere: secondo te, quando disegni il sole, che movimento deve fare il tuo braccio? e quando fai il tetto della casa? deve avvicinarsi a te, deve allontanarsi, si apre, si chiude, va verso la finestra, verso la porta, ecc. Con ogni probabilità il bambino essendo più compromesso a destra avrà, tra le altre cose, difficoltà spaziali e dell'analisi del corpo e dell'uso del linguaggio specificatamente relativo al corpo, quindi andrebbero trovate delle modalità di linguaggio specifiche per lui per sapere quali tipi di richieste lo potrebbero aiutare.

per quanto riguarda i tutori... signora, se ha dato uno sguardo al blog, già sa come la penso: non solo non lo aiutano, ma anzi lo danneggiano, perchè aumentano l'irradiazione, deprivano un'area già sensorialmente deprivata, ed inoltre non fanno porre al bambino attenzione al corpo. le segnalo questa risposta e quest'altra, dove c'è almeno parte del mio pensiero. per le altre le basterà digitare "tutori" nella sidebar a sinistra e troverà come la penso.

Per gli attacchi d'ira, probabilmente si tratta di un mix tra la patologia (dovrei sapere dov'è la lesione per dirglielo) e le difficoltà di tipo psicologico-psichiatrico che si possono instaurare sulla patologia stessa (es. non tollera la frustrazione, è consapevole delle difficoltà ma non sa trovare da solo le strategie adeguate per risolvere il problema, non riesce ad organizzare un comportamento più complesso e quindi "esterna" quello che riesce a tirare fuori e sviluppa aggressività; c'è un ritardo delle funzioni cognitive per cui non riuscendo a metabolizzare gli eventi più complessi e comprenderli, reagisce in questo modo ecc., quale problema sia in effetti non posso saperlo). Sono sempre poco propensa alle spiegazioni "solo psicologiche" di patologie neurologiche (es. "è stato ospedalizzato E QUINDI..."), perchè da una parte colpevolizzano la famiglia (il bambino è arrabbiato -con la mamma, con la sorella, con il papà- perchè è stato ospedalizzato, perchè è geloso, perchè il papà era assente, ecc.) e dall'altra non spiegano il problema e non ci aiutano. La mia idea è che questo tipo di problematica, in questi bambini, può essere affrontata solo se se ne considerano gli aspetti cognitivi.
Lei mi dice anche che "non sta mai fermo", quindi c'è anche una componente di iperattività: forse andrebbe fatta un pò una valutazione globale del suo bimbo relativamente alle sue capacità attentive (attenzione al corpo, al linguaggio verbale, a target visivi complessi, ecc.); una valutazione che non lo spezzetti in tutori per le gambe- psicologo- esercizi di scrittura per gli arti superiori, perchè questo non ci dà una mano per costruire delle situazioni che lo possano aiutare. Se vuole qualche informazione su dove andare, può chiamarmi.