martedì 5 ottobre 2010

la mamma chiede: ha una diagnosi di autismo, ma usa maggiormente un emilato rispetto all'altro, cosa si può fare?

Scusa se uso la tua mail privata, ma non mi ricordo più dove ti avevo scritto l'ultima volta. Siamo in contatto su fb e in passato ti ho chiesto dei consigli per i miei bambini, Francesco e Lorenzo 3 anni e mezzo, gemelli con diagnosi di autismo dall'età di 2. Vorrei chiederti un parere; Lorenzo da quando ha iniziato a camminare (circa 15 mesi) ha avuto un'andatura tendenzialmente sulle punte e questo so che è tipico nei soggetti autistici. Adesso pero' ancora tende a camminare non proprio sulle punte ma appoggiando prima la punta e poi
il tallone e strisciando un po' i piedi. Inoltre ho notato che sale e scende le scale senza alternare i piedi ma mettendo prima uno e poi l'altro. Per salire usa sempre la gamba sinistra, portandosi dietro l'altra, ho provato più volte a costringerlo ad alternare, ma sembra non capire il meccanismo o fa fatica a reggersi sulla gamba destra (sempre per salire intendo). Il bambino è mancino e usa prevalentemente gamba sinistra e mano sinistra, mentre con la parte destra sembra avere delle difficoltà . Secondo te avrebbe bisogno di fare psicomotricità? Mi pare strano che, dopo tutte le valutazioni e visite che ha fatto nessuno mi abbia suggerito una terapia di psicomotricità. Grazie per la tua disponibilità, Nicoletta 

Cara Nicoletta,
mi sembra di ricordare che i tuoi gemelli non avevano proprio una diagnosi "pura" di autismo, ma che comunque i bambini erano inquadrabili in uno spettro autistico.
Comunque, praticamente in tutte le patologie dell'età evolutiva (ma anche per l'adulto è la stessa cosa) c'è una compromissione maggiore di un lato rispetto all'altro. A volte, come nelle emiparesi, questo dato è palese perchè in modo plateale il bambino usa un braccio e l'altro no, appoggia un piede e l'altro no. Nelle tetraparesi tale condizione può essere più sfumata, tanto che se non si è in grado di osservare attentamente (e spesso si tratta delle tetraparesi distoniche), non si riesce a capire qual'è il lato più colpito, semplicemente perchè sono colpiti tutti e due. Anche nelle sindromi genetiche, sapendo osservare attentamente, si noterà per compiti diversi (ovvero, a seconda della difficoltà) una tendenza ad osservare, ad agire, a percepire, a comprendere, a gestire lo spazio, maggiormente da un lato rispetto all'altro. Molto spesso questo non viene valutato e neanche visto anche dai professionisti, se osservano superficialmente il comportamento del bambino (in alcuni casi si tratta di comportamenti che emergono in compiti molto specifici, altre volte invece si tratta di comportamenti palesi) o se si pongono nei confronti del bambino stesso come verso "una patologia" (ovvero: il down ha queste caratteristiche, l'emiparesi ne ha altre, la sindrome di Prader Willi ha queste altre ancora) più che verso "una persona" che ha delle caratteristiche specifiche più che una patologia.
E' quindi probabile o quantomeno possibile quello che tu dici: anche in assenza di una paresi reale, il bambino può essere meno consapevole di un lato rispetto all'altro. Per quanto riguarda gli esercizi, sicuramente questi devono essere volti alla consapevolezza della parte "esclusa", più che al "fare" con il braccio e la gamba destra: il dato visibile è che non usa, ma la causa è che non sente, quindi sarebbe inutile richiedere semplicemente movimento a quella parte (es. prendi, fai, schiaccia, tira, spingi, ecc.): sicuramente sarebbe meglio richiedere compiti percettivi sia all'arto superiore che a quello inferiore.

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