lunedì 14 dicembre 2009

la mamma chiede: ha problemi di linguaggio e dell'attenzione, come posso aiutarlo?

Salve Fabiana,
mi chiamo Annalisa, sono la mamma di Thomas, uno splendido bimbo che ha appena compiuto 4 anni. (...) Il problema è che non capendo “tecnicamente”le sue difficoltà non sappiamo come muoverci e ci sembra di perdere tempo prezioso!
Thomas è seguito da 9 mesi dall’equipe multidisciplinre della ns zona, ma finora, dopo tutti gli incontri e i test, non abbiamo avuto nemmeno una valutazione. Credo comunque che ci proporranno logopedia e psicomotricità (che ancora non abbiamo ben capito di cosa si tratti).
Intanto vorrei parlarLe di Thomas
Il mio bimbo ha 4 anni compiuti da pochi giorni. È un bambino fantastico (cuore di mamma!), dolce, sempre allegro, affettuoso.
Nato con cesareo a termine perchè podalico, non particolari avvenimenti in gravidanza, allattato fino ai 9 mesi, figlio unico.
Dalle 2-3 settimane di vita fino al 4 mese piangeva quasi ininterrottamente praticamente tutti i giorni, salvo poi dormire (distrutto!) di notte. Il pediatra mi ha detto che erano coliche, abbiamo provato con omeopatia e poi anche con il Milicon ma lui continuava; il tutto è svanito al quarto mese. Dopodichè sviluppo nella norma, seduto, gattonato, ha iniziato a camminare a 16 mesi. Lo abbiamo sempre considerato un bimbo un pò "pigro", e a volte "paurosetto" (odio dare queste etichette, ma è per cercare di rendere l'idea), in quanto è sempre stato restio a provare cose nuove, aveva spesso paura di "buttarsi", anche per camminare finchè non è stato sicurissimo di riuscire a farcela non è partito!
Per questi motivi, anche se dal confronto con altri bambini notavamo che era un passetto indietro non ci davamo peso, perchè ritenevamo che la mancanza di esperienze, dovute al suo opporsi alle novità, e che con il tempo si sarebbe risolto da sé.
Verso i 2 anni – 2 anni e mezzo l’opposizione alle novità si è fatta maggiore, ma non lo abbiamo forzato; continuavano a piacergli tutte le attività all’aria aperta (bici, scivolo, palla, camminare in equilibrio, lunghi giri in bicicletta e anche in auto), meno quelle “da interno”, inoltre non parlava anche se capiva quasi tutto ciò che gli dicevamo; dato che non ha avuto frequenti contatti con altri bambini, abbiamo pensato che con l’asilo si sarebbe “sbloccato”.
In effetti durante il  primo anno di asilo è cresciuto, ha iniziato a parlare, ha tolto il pannolino, ha imparato i primi rudimenti di un ambiente nuovo che non fosse quello di casa, e a stare con gli altri bambini. Ha fatto in un anno davvero dei passi da gigante, e, anche se sicuramente notiamo ancora delle differenze con la media degli altri bimbi, eravamo molto rassicurati dai progressi fatti.
Ora, al secondo anno di asilo, un po’ sorpresa mi giunge il giudizio delle insegnanti, che non lo trovano affatto migliorato, ma con molte difficoltà: non riesce a fare ginnastica, non vuole colorare, passa da un’attività all’altra, non vuole sottostare a determinate regole, non “riesce”  a condividere i giochi con i bimbi della sua età. Chiede spessissimo di andare in bagno pur di farsi un giretto…L’hanno giudicato “immaturo” rispetto alla sua età e sono preoccupate per l’inizio della scuola. Devo dire che va volentieri all’asilo, oltretutto è il “cocco” delle bidelle, che gli sono molto affezionate.
Anch’io, ovviamente, noto che presenta delle difficoltà, è vero che passa da un gioco all’altro, il suo livello di disegno si limita allo scarabocchio, non riconosce ancora i colori, a volte sembra non capirci (anche se succede rararamente) presenta delle difficoltà in determinate attività fisiche (es non esegue se gli dico: alza la gamba destra), non guarda i cartoni;  per il resto è abbastanza autonomo (sa togliersi e mettersi slip, pantaloni, calzini e scarpe, si lava le mani e i denti, mangia, ecc).
In realtà a casa lo troviamo abbastanza tranquillo (è anche vero che non abbiamo molti parametri di riferimento in quanto è il nostro unico figlio), non ci dà grossi problemi, pur avendo le difficoltà di cui sopra; crediamo che probabilmente cambi in un ambiente diverso.
Certamente deve fare un percorso di sviluppo e vogliamo capire come fare per aiutarlo; ci assalgono numerosi dubbi, del tipo “resterà così per sempre” con tutte le difficoltà che si ingigantiranno man mano che crescerà, oppure con una buona terapia (che però nella nostra regione non è disponibile a quanto pare) potrà raggiungere il “livello standard ”?? potevamo fare qualcosa prima, è vero che lo sviluppo si gioca per la maggior parte entro i 3 anni di vita? adesso come dobbiamo muoverci?
Le saremmo molto grati per un suo consiglio.
RingraziandoLa, cordiali saluti.
Annalisa

Tanto per cominciare, sfatiamo questo mito del cervello che si sviluppa solo fino ai tre anni: in primis, il lobo frontale, che è l'ultimo a svilupparsi, termina il suo sviluppo anatomico circa verso i 7 anni. Inoltre, l'apprendimento continua per tutta la vita, con modalità differenti: altrimenti non avremmo anziani che imparano ad usare il computer o bimbi con disabilità anche grandini che con una buona riabilitazione ottengono buoni risultati. Il problema di fondo è che se un bimbo ha problemi  specifici di attenzione,  avrà sicuramente qualche lacuna in alcune competenze (nel tuo caso nel linguaggio, nelle competenze grafiche, ecc.), e se non viene abituato a stare attento, le richieste che l'ambiente gli propone saranno sempre più complesse sul piano cognitivo e di conseguenza rimarrà indietro. 
Veniamo ai problemi: intanto il fatto che non capisca "alza la gamba destra" è normalissimo, la lateralizzazione completa e la comprensione dei concetti destra-sinistra nei bambini avviene intorno ai sei anni. più che altro sarebbe da vedere se capisce riferimenti allocentrici (es. metti il braccio verso la porta).
Tutti i restanti problemi (che si evidenziano maggiormente a scuola, dove il contesto è molto distraente) potrebbero essere riconducibili ad un problema attentivo di base: in ogni caso l'importante è capire effettivamente quali siano le sue lacune (cioè, in che ambiti e con quali specificità) e quali sono le modalità di richiesta adeguate per aiutarlo.
Intanto consiglio di utilizzare UN solo gioco per volta, anche a casa. Sicuramente nei giochi più strutturati va guidato a canalizzare l'attenzione, esplicitando al posto suo tutti i passaggi a mano a mano (es. ora prendiamo questo... poi dobbiamo metterlo in questa posizione... ora facciamo quest'altro). Normalmente un bambino di tre anni (ma anche più piccolo) "si racconta" quello che fa: mentre gioca si autoistruisce per aiutarsi, in una fase in cui il linguaggio interno (che ha funzione -tra l'altro- di canalizzare l'attenzione, la memoria, ecc.) non è ancora sviluppato. Con ogni probabilità il tuo bimbo ha difficoltà in questo, devi aiutarlo tu: esplicita le fasi di quello che fate insieme (giochi strutturati ovviamente). ogni tanto, prova a chiedere: e ora? cosa bisogna fare? oppure inserisci un elemento di variabilità: qualche volta, fai tu una cosa sbagliata facendo "la finta tonta". Utilizzare l'inganno (ovvero:ti faccio vedere che anche io posso sbagliare) è una "tecnica" utilissima per aiutare il bambino a prestare attenzione ai processi che portano al risultato e alla verifica dell'operato. Per i problemi specifici, non posso dirti molto purtroppo senza vederlo, ma quello che ti consiglio è: NON ASPETTARE. a sentire i centri "riabilitativi", è già passato quasi un anno in cui il bambino non ha fatto niente (il famigerato "è troppo presto"? così saranno ben soddisfatti quando potranno dire "è troppo tardi"? bah!). 
Il mio consiglio è intanto trovare qualcuno che sia in grado di capire quali sono le sue lacune specifiche (ma non con test quantitativi che non significano niente!!!) ma soprattutto quali modalità utilizzare per fargli delle richieste, anche a casa o a scuola, che  lo aiutino a canalizzare l'attenzione sui processi che non riesce ad attivare da solo. 
Per quanto riguarda le sue domande: il livello standard è un concetto quantitativo fatto passare più che altro dai medici, ed è fuorviante già di per sè! è un concetto enormemente fastidioso ed inutile: sappia signora che suo figlio potrà migliorare molto, moltissimo, magari recuperare tutto il suo gap, magari qualcosina potrebbe rimanere (l'ho già detto una volta: il tipo che ha inventato l'IKEA è un dislessico con problemi di memoria che usa post-it per ricordare qualsiasi cosa!) ma non lo classifichi per "livello"... l'importante è che sia in grado di gestirsi al meglio nella variabilità delle situazioni che gli si presenteranno.
Potevate fare qualcosa prima? Non è importante, pensate a cosa fare ADESSO. Trovate un professionista di cui vi fidate, che vi spieghi nel dettaglio quali sono i problemi di vostro figlio, che vi sappia consigliare delle modalità con cui fargli le richieste, e delle attività da fare a scuola che lo possano aiutare. Che sia in grado di parlare con le maestre del vostro bimbo e che non parli di lui solo come "quello che non sa fare", ma che lo rispetti  in quanto persona pensante; che sia propositivo e che cerchi soluzioni che non siano troppo semplicistiche (fategli ripetere la parola duecento volte!) ma neanche complicate: Thomas, come tutti gli esseri umani, è un essere complesso, che va "studiato", interpretato, capito ed aiutato. Sono le persone che lo circondano, che devono mettersi al suo livello, e non il contrario, se lo si vuole aiutare: allontanatevi da chi cerca di forzarlo a fare il contrario perchè, non essendo questo possibile, il risultato sarà fallimentare.
Comunque dalla sua descrizione non mi sembra niente di impossibile da trattare: cercate un bravo terapista o un pedagogista che abbia queste caratteristiche, ed il vostro bimbo andrà solo avanti.

Nessun commento: