Ciao Fabiana sono una mamma di un bimbo di 2 anni che a 2 mesi ha avuto un'ischemia cerebrale. La diagnosi per ora è quella di tetraparesi spatica, vorrei capirne di più. Soffre di ipotono muscolare e di ipertensione. Sta seguendo un percorso di riabilitazione di due sedute settimanali. Volevo capire se posso riporre in lui speranze di recupero e se oltre le sedute settimanali si può fare qualcos'altro. Grazie.
Intanto bisogna vedere cosa intende lei per "recupero": ci sono moltissimi fattori che lo influenzano (le consiglio di leggere questo post dove li spiego nel dettaglio), ma a parte pochi fortunatissimi casi (molto lievi già dal principio e trattati molto bene), è praticamente impossibile cancellare ogni traccia "visibile" di una lesione cerebrale che ha dato come esito una tetraparesi spastica (quando scrive "ipertensione" immagino che, a meno che non abbia una cardiopatia, si tratti in realtà di "ipertono"). In sostanza, le devo dire che purtroppo sarà, se non impossibile, davvero molto, molto improbabile che il suo bambino "diventi sano", perchè sfortunatamente al momento ancora non siamo in grado di colmare tutte le lacune successive ad una lesione di questo tipo.
tuttavia posso assicurarle in primis che il bambino migliorerà in parte già di per sé, in quanto crescerà e si organizzerà, ma soprattutto che un buon trattamento riabilitativo farà realmente la differenza e potrà permettere al bimbo di ridurre di molto (ed in alcuni casi eliminare) le problematiche (quali che siano, dovrei vederlo per poterle dire qualcosa di specifico) che ha attualmente o che avrà in futuro, ed eventualmente ottenere dei risultati insperati. ho in trattamento un paio di bambini che sono il mio "fiore all'occhiello", con risonanze disastrose e quadri clinici iniziali gravi sia sul piano cognitivo che motorio, che a distanza di qualche anno di trattamento non si riconoscono neppure. è ovvio che non sempre va così bene (c'è anche una parte di soggettività nella plasticità neuronale), ma in generale il trattamento deve avere la finalità di modificare il bambino e tirare fuori il meglio di quello che può fare in potenza, altrimenti semplicemente non è terapeutico, e lei sta perdendo il tempo, preziosissimo, di suo figlio.
assolutamente lei deve riporre speranza nelle potenzialità di recupero di suo figlio, ovviamente senza che questa si riduca, per l'appunto, solo a "sperare" che succeda qualcosa delegando al fato o al dottorone di turno, né all'attesa spasmodica che il suo bimbo si trasformi improvvisamente in qualcosa che non è. è ovvio che bisogna porsi degli obiettivi , insieme al terapista, e raggiungerli, ma le consiglio di viversi suo figlio giorno per giorno e cercare di capire come può aiutarlo ora, piuttosto che aspettare solo "il giorno in cui farà questo, questo e quest'altro": cerchi di circondarsi di professionisti che le permettano di imparare a guardare i piccoli miglioramenti giornalieri (che però ci devono essere!), e di vedere suo figlio non solo per "quello che non sa fare", perchè le dico per esperienza che i bambini circondati da persone con questo tipo di atteggiamento sono quelli che migliorano di più.
il genitore va messo nelle condizioni di essere partecipe e protagonista del recupero del proprio bambino, senza farlo però diventare un terapista o un esecutore di manovre assurde ed inutili per otto ore al giorno: lei può davvero modificare il comportamento di suo figlio, attraverso l'interazione con lui: è fondamentale capire come deve fargli le domande, come deve mostrargli i giochi, e quali; quali proposte possono essere fatte e quali no. ovviamente non posso darle consigli specifici senza vedere il bambino, ma intanto le consiglio di leggere nel frattempo quest'altro post dove ci sono dei consigli in linea generale.
lei mi chiede se si può fare "di più". il problema sarebbe intanto capire, nello specifico, in quelle ore settimanali COSA fa il bambino: fare DI PIU' di qualcosa che non serve (o che magari fa anche male) le assicuro che fa più danni che altro. quello che le consiglio è cercare di capire, con il massimo senso critico possibile, se quello che fa ha effettivamente un senso, e d eventualmente, se non ne trova, di cercare qualcos'altro. In bocca al lupo.
tuttavia posso assicurarle in primis che il bambino migliorerà in parte già di per sé, in quanto crescerà e si organizzerà, ma soprattutto che un buon trattamento riabilitativo farà realmente la differenza e potrà permettere al bimbo di ridurre di molto (ed in alcuni casi eliminare) le problematiche (quali che siano, dovrei vederlo per poterle dire qualcosa di specifico) che ha attualmente o che avrà in futuro, ed eventualmente ottenere dei risultati insperati. ho in trattamento un paio di bambini che sono il mio "fiore all'occhiello", con risonanze disastrose e quadri clinici iniziali gravi sia sul piano cognitivo che motorio, che a distanza di qualche anno di trattamento non si riconoscono neppure. è ovvio che non sempre va così bene (c'è anche una parte di soggettività nella plasticità neuronale), ma in generale il trattamento deve avere la finalità di modificare il bambino e tirare fuori il meglio di quello che può fare in potenza, altrimenti semplicemente non è terapeutico, e lei sta perdendo il tempo, preziosissimo, di suo figlio.
assolutamente lei deve riporre speranza nelle potenzialità di recupero di suo figlio, ovviamente senza che questa si riduca, per l'appunto, solo a "sperare" che succeda qualcosa delegando al fato o al dottorone di turno, né all'attesa spasmodica che il suo bimbo si trasformi improvvisamente in qualcosa che non è. è ovvio che bisogna porsi degli obiettivi , insieme al terapista, e raggiungerli, ma le consiglio di viversi suo figlio giorno per giorno e cercare di capire come può aiutarlo ora, piuttosto che aspettare solo "il giorno in cui farà questo, questo e quest'altro": cerchi di circondarsi di professionisti che le permettano di imparare a guardare i piccoli miglioramenti giornalieri (che però ci devono essere!), e di vedere suo figlio non solo per "quello che non sa fare", perchè le dico per esperienza che i bambini circondati da persone con questo tipo di atteggiamento sono quelli che migliorano di più.
il genitore va messo nelle condizioni di essere partecipe e protagonista del recupero del proprio bambino, senza farlo però diventare un terapista o un esecutore di manovre assurde ed inutili per otto ore al giorno: lei può davvero modificare il comportamento di suo figlio, attraverso l'interazione con lui: è fondamentale capire come deve fargli le domande, come deve mostrargli i giochi, e quali; quali proposte possono essere fatte e quali no. ovviamente non posso darle consigli specifici senza vedere il bambino, ma intanto le consiglio di leggere nel frattempo quest'altro post dove ci sono dei consigli in linea generale.
lei mi chiede se si può fare "di più". il problema sarebbe intanto capire, nello specifico, in quelle ore settimanali COSA fa il bambino: fare DI PIU' di qualcosa che non serve (o che magari fa anche male) le assicuro che fa più danni che altro. quello che le consiglio è cercare di capire, con il massimo senso critico possibile, se quello che fa ha effettivamente un senso, e d eventualmente, se non ne trova, di cercare qualcos'altro. In bocca al lupo.
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