Cara Fabiana
siamo appena tornati a casa: oggi terapia con la tua collega napoletana. M. R. le ha trovate molto migliorate, tanto che addirittura ha detto che M., che le volte scorse appariva molto più piccola della sorella, sembrava proprio un’altra bambina: molto più allineata, già da come stava nel passeggino, e molto più attenta e partecipe. Ha resistito per ben 40 minuti (record assoluto di coinvolgimento) senza piangere in modo inconsolabile e prestando attenzione alle proposte visive e tattili. Con lei continuiamo il lavoro sull’attenzione visiva, utilizzando anche disegni che sbucano da una fessura di una tavoletta per darle il senso della profondità. Anche I., che paradossalmente è più compromessa agli arti inferiori, ovviamente per la fisioterapia svolta precedentemente, presenta una minore reattività agli arti inferiori ed anche il ginocchio, rovinato dalla posizione assunta nella statica, sta migliorando (nei movimenti la gambina non se ne va più eccessivamente all’esterno). Scusami se ti spiego le cose in modo molto poco tecnico ma piuttosto per quello che è chiaramente visibile ad un occhio incompetente. Fatto sta che sono molto soddisfatta di come stanno andando le cose e anche M.R., che è veramente eccezionale per come lavora con i bambini, si è complimentata per il lavoro che stiamo svolgendo. I. può iniziare a fare esercizi che le diano maggiori informazioni rispetto alle superfici (giochini tondi o rettangolari, morbidi o ruvidi da prendere tra le manine per poi esplorarli visivamente). In questo periodo poi ci concentreremo in particolar modo sugli arti inferiori usando come facilitazione una posizione semidistesa che faccia diminuire notevolmente la RAAS. È proprio vero che si potrebbe, guardando i risultati che abbiamo ottenuto in meno di un mese di trattamento, pensare ad un MIRACOLO, ma la stessa M.R. ci ha fatto notare che, quando i bambini vengono trattati nel modo più adatto a quelle che sono le loro reali possibilità, tirano fuori il meglio. E cosa assurda, credo per qualsiasi altro tipo di approccio, quando le ho fatto notare che I. non voleva più fare un esercizio non mi ha risposto che doveva farlo per il suo bene ma semplicemente che si era scocciata di quello e che era ora di passare ad altro. Come realizzo continuamente dalla relazione con voi terapisti, nell’ETC al centro c’è REALMENTE il bambino, non inteso come patologia ma come essere pensante che ha delle esigenze conoscitive che vanno soddisfatte intervenendo per colmare quelle che sono le sue carenze. Altro elemento chiave che mi fa apprezzare tanto questo tipo di approccio è il fatto che il bambino è assolutamente consapevole di ciò che sta accadendo perché e fondamentale per il terapista capire se il bambino ha compreso la richiesta, il compito che gli è stato proposto. Ed è solo così che il bambino, attraverso l’interazione con l’adulto, impara, apprende, conosce il mondo che lo circonda. Grazie a questo tipo di esercizi M. sorregge meglio il capo ed orienta meglio lo sguardo mentre I. è meno rigida e tiene ENTRAMBE le manine più aperte; altro che stare per ore ed ore a testa in giù su un pallone o impalati in uno stabilizzatore con ginocchia ed anche che vanno verso una inesorabile quanto inevitabile lussazione! Io continuo per questa strada felice di aver trovato gli strumenti per una sana relazione con le mie bambine e soprattutto i mezzi più adatti per aiutarle davvero!
Un abbraccio
P.
Cara P,
cosa vuoi che ti dica se non continuate così, e speriamo che questa vostra testimonianza (tua e naturalmente delle bambine) possa far capire almeno a qualcuno, che l'importante non è battersi perchè approcci senza nessun senso possano essere fatti per tutti per quattro ore al giorno qui in italia piuttosto che in Florida, perchè le schifezze fanno schifo ovunque. è invece fondamentale ripristinare il valore della riabilitazione, quella vera, e dei bambini, quelli veri. Vi auguro il meglio, ma sono sicura che ce l'avete già in mano.
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