devo ammettere che questo è un momento molto particolare della mia vita lavorativa.
sono passata in questi ultimi mesi attraverso la fase rabbia, in cui me la sono presa con le "alte sfere" che non si sono mosse abbastanza per condividere la conoscenza; con la malafede dei medici che propinano vecchiume, marchingegni inutili, macchinette e dannose inoculazioni spacciando il tutto come ultimo ritrovato riabilitativo; con i terapisti che non studiano e vanno "a vento" con gli ultimi ritrovati di assurdità; a volte persino con alcuni genitori, che quando devono acquistare l'ultimo modello di telefonino ne leggono le caratteristiche per sei mesi, confrontano, chiedono a chi ne sa di più, e quando si tratta del loro figlio si buttano a pesce su miraggi oltreoceano e soluzioni miracolistiche, senza informarsi sulla patologia, sulle ricerche fatte, su cosa abbia senso e cosa no, in un rincorrere le opinioni di chiunque.
ho discusso in questi ultimi giorni di tutto ciò con il mio prof, con la mia collega Roberta, che tratta gli adulti in Associazione, con Rita, la mia maestra, di riabilitazione ma anche di vita, e ho cercato in maniera molto concitata di spiegare anche al mio fidanzato di cosa parlavo e di perchè ero così nera. l'ultima volta mentre parlavo dopo l'ennesimo incontro ravvicinato del terzo tipo con il solito, noiosissimo barattolo dona un sorriso al piccolo angelo con le ali spezzate, mandalo in Florida a curarsi la sindrome di West, mi sono incazzata così tanto che mi si sono tappate le orecchie per la pressione, ed il mio fidanzato, che fa l'operaio in fabbrica e che per fortuna sua di riabilitazione non sa nulla se non quello che gli dico io, mi guardava sconcertato dicendo sì ma stai calma! mentre io urlavo noi parliamo di metacognizione, di neurofenomenologia, e questi me li legano coi lacci! me li mettono sulla statica! gli fanno il botulino!! io li ammazzo!
al che ho deciso che era giunta l'ora di passare ad una fase più costruttiva, di analisi in primis su cosa stiamo facendo, perchè, e dove vogliamo arrivare. e soprattutto cosa sto facendo io, perchè, e dove voglio arrivare io.
ho iniziato questo percorso qualche anno fa, e volevo diventare docente per divulgare la conoscenza, per fare in modo che quello che aveva più senso fosse il modello culturale dominante. ebbene, ormai non ha più senso neanche quello, visto che nelle università i terapisti semplicemente non insegnano più: se io al primo anno ho fatto un corso di sessanta ore dal titolo "come funziona il cervello- le funzioni corticali superiori di Lurija", ed ho studiato con terapisti come docenti, ormai all'università insegnano solo i medici, ed i pochi terapisti rimasti tengono corsi di venti ore all'anno dove spiegano come fare un massaggio, come applicare una tens e come stiracchiare un paziente qualsiasi. ormai i medici si sono ripresi tutto, tutto.
d'altra parte, questo è un segnale di come ormai la riabilitazione non la faccia più nessuno: il terapista tanto non serve a niente, spinge un bottone, infila una tutina, stiracchia al massimo qualche braccio o gamba. le uniche cose che vengono proposte, e ovviamente lo sono da parte di medici, sono apparecchi e soluzioni mediche, e non terapeutiche: quindi pratiche mediche come il botox, tutori, statiche, bustini, tute, elastici, bendaggi funzionali, interventi chirurgici addirittura preventivi. di esercizi non parla più nessuno, e pensare che il mestiere del terapista è costruire esercizi, di certo non spingere il bottone di una macchina o infilare una tuta.
porti tuo figlio in visita dal fisiatra di turno (ricordiamo che il fisiatra dovrebbe essere il medico della riabilitazione) che chiede, giusto per non passare direttamente alla fase le prescrivo il tutore tal dei tali, la statica con gli orsetti disegnati e cominciamo col botulino, "fa fisioterapia"? rispondi di sì ed il massimo commento è mi raccomando, che è importante, eh. Non ce né UNO che chieda: ma cosa fa ‘sto bambino? Quali esercizi? Con quali obiettivi? (tanto anche a chiederlo ai terapisti, il massimo che otterresti sarebbe comunque un vaghissimo si lavora per il controllo del tronco (come, non ci è dato sapere).
ora, io sono chiusa in quattro mura all'interno della mia isola felice dove per la maggior parte delle volte non devo scontrarmi con dottoroni che di riabilitazione ne sanno meno di me o con colleghi che ti prendono per il culo ridacchiando perchè parli di fenomenologia e filosofia della scienza e bisbigliando idiozie tipo quella è proprio una fissata, ma come pensa di metterlo in piedi quello lì, senza la statica...
oggi ho letto di come il pensiero serpeggiante tra le famiglie sia meglio qualsiasi cosa, che quello che ti passano qui. questo è ben triste, perchè la dice lunga su come siamo messi. ma non come siamo messi a riabilitazione, come siamo messi ad umanità.
ma io ho deciso che dalle mie quattro mura, qualcosa uscirà. ho deciso che usciranno filmati, usciranno foto, usciranno notizie. se un blog ha portato decine e decine di bambini a prendere una boccata d'aria di montagna alla modica cifra di 300 mila euro all'anno, se questo blog ne porterà già uno solo verso qualcosa di sensato... avrò raggiunto l'obiettivo.
sono passata in questi ultimi mesi attraverso la fase rabbia, in cui me la sono presa con le "alte sfere" che non si sono mosse abbastanza per condividere la conoscenza; con la malafede dei medici che propinano vecchiume, marchingegni inutili, macchinette e dannose inoculazioni spacciando il tutto come ultimo ritrovato riabilitativo; con i terapisti che non studiano e vanno "a vento" con gli ultimi ritrovati di assurdità; a volte persino con alcuni genitori, che quando devono acquistare l'ultimo modello di telefonino ne leggono le caratteristiche per sei mesi, confrontano, chiedono a chi ne sa di più, e quando si tratta del loro figlio si buttano a pesce su miraggi oltreoceano e soluzioni miracolistiche, senza informarsi sulla patologia, sulle ricerche fatte, su cosa abbia senso e cosa no, in un rincorrere le opinioni di chiunque.
ho discusso in questi ultimi giorni di tutto ciò con il mio prof, con la mia collega Roberta, che tratta gli adulti in Associazione, con Rita, la mia maestra, di riabilitazione ma anche di vita, e ho cercato in maniera molto concitata di spiegare anche al mio fidanzato di cosa parlavo e di perchè ero così nera. l'ultima volta mentre parlavo dopo l'ennesimo incontro ravvicinato del terzo tipo con il solito, noiosissimo barattolo dona un sorriso al piccolo angelo con le ali spezzate, mandalo in Florida a curarsi la sindrome di West, mi sono incazzata così tanto che mi si sono tappate le orecchie per la pressione, ed il mio fidanzato, che fa l'operaio in fabbrica e che per fortuna sua di riabilitazione non sa nulla se non quello che gli dico io, mi guardava sconcertato dicendo sì ma stai calma! mentre io urlavo noi parliamo di metacognizione, di neurofenomenologia, e questi me li legano coi lacci! me li mettono sulla statica! gli fanno il botulino!! io li ammazzo!
al che ho deciso che era giunta l'ora di passare ad una fase più costruttiva, di analisi in primis su cosa stiamo facendo, perchè, e dove vogliamo arrivare. e soprattutto cosa sto facendo io, perchè, e dove voglio arrivare io.
ho iniziato questo percorso qualche anno fa, e volevo diventare docente per divulgare la conoscenza, per fare in modo che quello che aveva più senso fosse il modello culturale dominante. ebbene, ormai non ha più senso neanche quello, visto che nelle università i terapisti semplicemente non insegnano più: se io al primo anno ho fatto un corso di sessanta ore dal titolo "come funziona il cervello- le funzioni corticali superiori di Lurija", ed ho studiato con terapisti come docenti, ormai all'università insegnano solo i medici, ed i pochi terapisti rimasti tengono corsi di venti ore all'anno dove spiegano come fare un massaggio, come applicare una tens e come stiracchiare un paziente qualsiasi. ormai i medici si sono ripresi tutto, tutto.
d'altra parte, questo è un segnale di come ormai la riabilitazione non la faccia più nessuno: il terapista tanto non serve a niente, spinge un bottone, infila una tutina, stiracchia al massimo qualche braccio o gamba. le uniche cose che vengono proposte, e ovviamente lo sono da parte di medici, sono apparecchi e soluzioni mediche, e non terapeutiche: quindi pratiche mediche come il botox, tutori, statiche, bustini, tute, elastici, bendaggi funzionali, interventi chirurgici addirittura preventivi. di esercizi non parla più nessuno, e pensare che il mestiere del terapista è costruire esercizi, di certo non spingere il bottone di una macchina o infilare una tuta.
porti tuo figlio in visita dal fisiatra di turno (ricordiamo che il fisiatra dovrebbe essere il medico della riabilitazione) che chiede, giusto per non passare direttamente alla fase le prescrivo il tutore tal dei tali, la statica con gli orsetti disegnati e cominciamo col botulino, "fa fisioterapia"? rispondi di sì ed il massimo commento è mi raccomando, che è importante, eh. Non ce né UNO che chieda: ma cosa fa ‘sto bambino? Quali esercizi? Con quali obiettivi? (tanto anche a chiederlo ai terapisti, il massimo che otterresti sarebbe comunque un vaghissimo si lavora per il controllo del tronco (come, non ci è dato sapere).
ora, io sono chiusa in quattro mura all'interno della mia isola felice dove per la maggior parte delle volte non devo scontrarmi con dottoroni che di riabilitazione ne sanno meno di me o con colleghi che ti prendono per il culo ridacchiando perchè parli di fenomenologia e filosofia della scienza e bisbigliando idiozie tipo quella è proprio una fissata, ma come pensa di metterlo in piedi quello lì, senza la statica...
oggi ho letto di come il pensiero serpeggiante tra le famiglie sia meglio qualsiasi cosa, che quello che ti passano qui. questo è ben triste, perchè la dice lunga su come siamo messi. ma non come siamo messi a riabilitazione, come siamo messi ad umanità.
ma io ho deciso che dalle mie quattro mura, qualcosa uscirà. ho deciso che usciranno filmati, usciranno foto, usciranno notizie. se un blog ha portato decine e decine di bambini a prendere una boccata d'aria di montagna alla modica cifra di 300 mila euro all'anno, se questo blog ne porterà già uno solo verso qualcosa di sensato... avrò raggiunto l'obiettivo.
1 commento:
Sei più incazzata di me! Tutto vero quello che dici, sottoscrivo tutto. Arriviamo (capisci a me) e sul corridoio come se fosse la cosa più normale e scontata “però quelle ginocchia, si dovrà intervenire” …se te lo vuoi credere “penso io” fallo pure; visita oculistica: occhio sinistro ha perso 3 diottrie in un anno, cambio occhiali, è nell’età dello sviluppo e perciò si capisce questo peggioramento mi dicono, quando sarà grande si potrà operare (e due), allora è un vizio “penso io”; ortopedico: la bambina ha una scoliosi (in realtà ha una cifosi) “un bustino la può aiutare”, se va bè “ penso io” …… santa pazienza!
Comincio a far girare le rotelline nella mia testa, le mamme che erano lì mi han presa per matta, comincio a parlare ad alta voce dicendo che non capisco il ruolo della terapista di riabilitazione, perché fanno così tanti corsi se poi l’unica cosa che devono fare è una terapia post-operatoria, la parola riabilitazione dice già tutto da sola allora perché si deve sempre pensare all’intervento, fare tanti corsi, studiare, aggiornarsi a che serve. Poi ce n’è anche per l’oculista, e si perché io credo di avere una mezza idea (anche più di mezza) di perché sia peggiorato l’occhio sinistro e comincio a parlare anche di questo, per questa cosa devo dire che un paio li ho spiazzati, comunque altro oculista, altra visita, chiacchierata con un mio amico optometrista e ci si comincia a lavorare (qui a novembre ti chiederò una consulenza). Il bustino ……. non se ne parla nemmeno. Botulino me lo propongono sempre e sempre devo star lì a ricordargli che non lo si può fare.
Insomma, hai pienamente ragione, devo dire che ultimamente mi ritrovo sempre più spesso a fare le tue stesse considerazioni. Sei una brava terapista ma soprattutto una bella persona.
Ciao, un bacio. Marina
p.s.L'avevo già mandato ma non avevo eseguito il login, non so se era passato.
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