giovedì 11 settembre 2008

..ma perchè proprio la terapista?!

a volte sinceramente me lo chiedo proprio.
non perchè non mi piaccia il mio lavoro, figuriamoci.
non prendiamo neanche in considerazione i vari sguardi pietosi e i commentini strazianti del calibro di "oooo che coraggio" o gli inutili "io non lo farei mai, non ce la potrei proprio fare" (perchè, qualcuno te l'ha mai chiesto?!) quando, leggendo sotto all'odiosa quanto non rappresentativa dicitura "fisioterapista", trovano un "Riabilitazione neurocognitiva in età evolutiva", cerco di spiegare effettivamente cosa faccio.

dici fisioterapista e tutti pensano che massaggi i polpacci di Totti.
dici riabilitazione neurocognitiva e GIUSTAMENTE tutti pensano che fai qualcosa di ben più complesso di massaggiare e stiracchiare, e per lo meno chiedono che vuol dire.

...e menomale.

peccato che spesso io venga trattata dai non addetti al settore come un'assistente sociale che svolge il suo lavoro a titolo gratuito, una specie di volontaria della parrocchia che si prodiga per i poveri piccoli malati. non è così. io adoro il mio lavoro, ma è il mio lavoro. non ho pietà o pena dei miei pazienti, perchè sono persone pensanti, e non film drammatici da guardare al cinema piangendo per dimenticarne la trama dopo mezz'ora. non sono oggetti da sballottare di qua e di là con assurde manovre ripetute per ore, settimane, mesi, anni, sempre uguali, sempre uguali, per tutti, e sempre. nonostante non cambi nulla, si continua così, ad oltranza dicendo che "è per il suo bene". no, io non sono questo.

credo di avere una professionalità più che rispettabile (almeno rispetto a quello che c'è in giro...), faccio il mio lavoro con grande passione e (cerco e spero) con l'onestà intellettuale di chi si interroga continuamente e scientificamente.
e invece a volte mi sento vista come una sorta di suorina. vabbè.


di nuovo oggi due consulenze, anzi, una doppia, visto che sono due gemelline. a pensarci almeno il 30% dei bambini che ho trattato erano gemelli.

mi piace fare consulenze.
ma non per il motivo che pensa Roberta, la mia collega, quella che tratta gli adulti, che me lo dice sempre: ma non ti stufi di trattare per tanti anni gli stessi pazienti? parla lei, che tratta un emiplegico per un'ora e mezza l'arto superiore e un'ora e mezza l'arto inferiore! in fondo "annoiarsi" non ha per tutti lo stesso significato, no? ;)

insomma, mi piace fare consulenze. si vedono cose nuove, ci si interroga, si provano nuove cose.
il problema nella maggior parte dei casi è che poi queste consulenze restano lì dove stanno, spiattellate sulla cartella riabilitativa che compilo meticolosamente, perchè per un motivo o per un altro, questi bambini poi continuano, nei loro centri riabilitativi, nelle loro palestrone, a rotolare e strisciare come si fa da cinquant'anni, e come da almeno 30 le neuroscienze ci dicono di NON fare. continuano con i loro tutori, le loro statiche, le loro tutine elastiche, i loro botulini, le loro chirurgie preventive: soluzioni semplici, per problemi che semplici non sono. la solita metafora uomo-macchina che si ripropone ad oltranza: aggiusta il pezzo, riattaccalo, e funzionerà. magari fosse così semplice (e se lo fosse, con ogni probabilità morirei di fame, immagino).

insomma, me lo chiedo: perchè la terapista?

in realtà io rientro palesemente nel clichè, perchè si parla dei terapisti (o degli infermieri, o delle professioni sanitarie) come di medici mancati, e questo nel mio caso è vero anche se solo in parte.

già perchè a dirla tutta, io volevo diventare una citogenetista, ravanare con i cariotipi e diagnosticare improbabili quanto rarissime sindromi. a dire la verità, i miei non avrebbero potuto mantenermi gli studi per tutti quegli anni, così ho diciamo così "ripiegato".

a differenza di altri però, non sono partita con la sopraccitata idea del massaggio al gastrocnemio tòttico, sapevo già che tipo di persone avrei incontrato nel mio lavoro, ed erano tutto fuorchè sportive, atletiche e muscolose. ad oggi, devo dire non mi cambierei neanche sotto tortura con un qualsivoglia medico primario luminare dottorone.

in realtà io amo la fragilità, perchè fa vacillare le mie certezze.
come dio, che sceglie i piccoli, per confondere i potenti.
e detto da un'atea anticlericale avrà ben il suo valore.

benvenuti nel blog.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, hai mai trattato la sindrome di Charcot Marie Toth?

ninnallegra ha detto...

ciao! sì ne ho trattata una per un annetto quando lavoravo in ospedale. una bimba di 8 anni con la forma più rara (mi ricordo "tipo B" ma ad essere sincera non ricordo la variante). era il primo anno che lavoravo... ad oggi sicuramente farei ipotesi riabilitative diverse e gli esercizi non sarebbero certo gli stessi... e per fortuna... si vede che si va avanti ;)
ciao!